A differenza di quanto ci è stato sempre insegnato, il latte non viene prodotto “naturalmente”dalle mucche. Questi animali devono andare incontro a sofferenze continue per tutta la loro vita, finché, una volta improduttive, vengono mandate al macello.
La verità che si cela dietro all’industria del latte è decisamente diversa da quella che viene mostrata ogni giorno sulle televisioni e attraverso la pubblicità.
Lo scopo è mostrare la realtà di questi allevamenti e non possiamo nasconderci che dietro la produzione di latte e formaggi si celino violenze, maltrattamenti e cuccioli strappati brutalmente alle madri.
«Noi pensiamo al loro benessere» «Le mucche vanno allevate con rispetto e passione» «Pensa che le mucche fanno doccia e massaggio, così si rilassano!»
Quante volte è capitato di sentire queste frasi? Se si scava nella memoria non è difficile ricordare da dove provengono, sono queste infatti le frasi con cui vengono descritte le mucche da latte da parte dell’industria e della pubblicità che viene veicolata in modo falso e tendenzioso.
“le mucche danno il latte”, “le mucche devono essere munte”: immagine fantasiosa come in una bella favola tipo Disney dove gli animali della fattoria sono felici di servire l’uomo.
È ben diversa la realtà: un prolungato lavoro forzato senza lieto fine.
- Le mucche sono dei mammiferi e per produrre devono figliare, questo è il dato di fatto che dobbiamo tenere a mente quando parliamo di latte. Non c’è altra strada, proprio come noi e tutti gli altri mammiferi, le mucche per allattare devono essere ingravidate. Le mucche non sono fabbriche di latte e, come tutti i mammiferi, lo producono solo dopo la gravidanza fino allo svezzamento del cucciolo. Per far sì che il loro corpo continui a produrne, negli allevamenti vengono continuamente inseminate artificialmente e munte per lunghi mesi. La mungitura non è manuale, ma avviene attraverso macchinari attaccati direttamente alle mammelle, che estraggono fino a 40 litri di latte al giorno.
- Ma cosa succede ai cuccioli nati?
Le strade si dividono a seconda del sesso. I maschi sono avviati al mattatoio dopo pochi mesi per diventare carne “tenera” nelle macellerie. Alle femmine invece è riservato un destino diverso, peggiore: diventare a loro volta una mucca da latte.
1. Le mucche non pascolano libere nei campi

Gli spot televisivi che pubblicizzano prodotti caseari mostrano mucche che ruminano libere nei campi in alta montagna. Animali “felici”, si direbbe. Non è così.
Solo una parte estremamente marginale del latte che troviamo al supermercato è prodotto in quel modo. Il resto proviene da mucche che vivono in grandi stalle industriali dalle quali non possono mai uscire, e invece di calpestare e cibarsi di erba all’aperto, ingeriscono mangimi industriali tutta la vita.
Le mucche non sono fabbriche di latte e, come tutti i mammiferi, lo producono solo dopo la gravidanza fino allo svezzamento del cucciolo. Per far sì che il loro corpo continui a produrne, negli allevamenti vengono continuamente inseminate artificialmente e munte per lunghi mesi. La mungitura non è manuale, ma avviene attraverso macchinari attaccati direttamente alle mammelle, che estraggono fino a 40 litri di latte al giorno.
2. Le mucche da latte finiscono al macello

Molte persone non sanno che anche le mucche sfruttate per la produzione di latte e formaggio vengono uccise proprio come gli animali allevati per la carne. Difatti, dopo alcuni anni, la quantità di latte che le mucche producono si riduce, abbassando i margini di guadagno. Questo perché non riescono a mantenere i ritmi di produzione incessanti che non tengono conto del loro benessere.
Quando questo accade, ormai del tutto stremate, vengono avviate al macello e sostituite con mucche più giovani. In natura questi animali possono vivere in media 20 anni, negli allevamenti attorno ai 5 anni di età vengono mandate al macello per diventare carne di seconda scelta.
3. E i vitelli che fine fanno?

I vitellini vengono strappati alle loro madri subito dopo il parto o a pochi giorni di vita, perché il latte delle mucche viene interamente destinato al consumo umano. Le femmine solitamente diventano mucche da latte come le loro madri, mentre i maschi possono essere destinati alla produzione di manzo e fatti ingrassare fino all’età di due anni e poi avviati al mattatoio.
Una parte dei vitellini vengono invece utilizzati per la carne bianca “di vitella”. Sono uccisi a pochi mesi di vita, trascorsi in box minuscoli per impedirne il movimento, così da non far sviluppare i muscoli e ottenere una carne più tenera. Inoltre, per far restare la loro carne bianca, vengono resi anemici e nutriti con un surrogato del latte.
In natura invece, i vitelli non si allontanano praticamente mai dalla madre, soprattutto le femmine. In alcuni casi ai maschi in età adulta vengono scacciati, ma raramente racconta Enrico Moriconi, medico veterinario, consulente in etologia e garante per i diritti animali della Regione Piemonte.
Ogni mucca nel suo ciclo produttivo dovrà assicurare all’allevatore un flusso continuo di latte vaccino e per questo ingravidata di continuo e in modo artificiale.
Una mucca in realtà potrebbe vivere anche fino a 25 anni, allattando il suo cucciolo per un anno, mentre negli allevamenti non saranno mai madri, ma solo macchine da latte. Vivranno al massimo 5 anni e non cresceranno mai i figli partoriti. Anche negli allevamenti più piccoli il fine ultimo è sempre e solo il profitto e la strada al mattatoio è sempre la stessa.
- Il latte non è né l’unica né la più importante fonte di calcio. Verdure a foglie verdi, semi di canapa, cavolo, ceci, broccoli, fagioli, sesamo, latte di soia arricchito, tofu, succo d’arancia arricchito con calcio, fichi secchi, semi di sesamo, tahini, melassa, mandorle, e tutti i semi che ne sono ricchi e di gran lunga migliori per la nostra salute.
- La zootecnia è la prima e la più grande causa della deforestazione, dell’effetto serra, dello spreco di acqua e di risorse di questo pianeta.
- L’uomo è l’unico animale in natura che beve latte di un’altra specie e senza averne alcun bisogno, specialmente in età adulta. Tuttavia puó farne a meno.Come sostiene la dottoressa Luciana Baroni della SSNV, «Nessun tipo di latte, vegetale o animale, è nutrizionalmente indispensabile all’essere umano (a eccezione del latte materno per il lattante)».Bella notizia!! si può decidere di rinunciare a un prodotto crudele verso le mucche e i vitelli senza dover per questo rinunciare al cappuccino, alla panna montata e a tutte le ricette che richiedono il latte.Sono oramai in commercio decine di tipi diversi di bevande vegetali a base di soia, riso, avena, mandorla o altri cereali. Ognuna col suo gusto e la sua specificità. Così come “formaggi” a base vegetale, yogurt, gelati e panna da cucina.
Ogni scelta é frutto della tua consapevolezza, nessuno decide cosa mettere nel tuo carrello.